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Gli Atti Amministrativi: caratteristiche e classificazione


Si può affermare che l’ Atto amministrativo è un Atto Unilaterale avente rilevanza Esterna.

Più precisamente, per “Atto unilaterale” si intende una manifestazione di volontà proveniente dalla pubblica autorità mentre con “Rilevanza Esterna” si vuole affermare che l’atto è destinato ad esplicare i suoi effetti anche nei confronti di soggetti a esso estranei, come, per esempio, i privati cittadini.

Nell'atto amministrativo la volontà ivi dimostrata è il risultato di una sequenza di atti di diversi uffici o di diversi organi ed è condizionata dai fini istituzionali. Gli atti amministrativi si distinguono in varie categorie. La distinzione più importante è quella tra due tipologie:

Atti Tipici e nominati, che sono provvedimenti veri e propri, ad esempio concessioni, espropriazioni, autorizzazioni, destinati a modificare situazioni giuridiche in modo autoritativo ­ e

- Atti che non sono Provvedimenti, come ad esempio i regolamenti della pubblica amministrazione e gli atti amministrativi in senso stretto con i quali la pubblica amministrazione non modifica la situazione giuridica di soggetti privati ma si limita a dichiarare l'esistenza di un fatto - come il rilascio di certificati - oppure a formulare giudizi o pareri.

Ad ogni modo l’atto della Pubblica Amministrazione deve essere sempre legittimo, e quindi conforme alla legge, efficace (cioè operativo), deve rispettare i controlli di rito, e nei casi previsti dalla legge, occorre la notifica all'interessato cioè, l’avviso scritto a lui spedito.

Caratteristiche degli Atti Amministrativicaratteristiche atti amministrativi

Gli atti amministrativi possono essere Atti vincolati, ciò significa che l'amministrazione deve emanarli secondo norme previste dalla legge oppure possono essere Atti discrezionali e cioè lasciati alla libera scelta della pubblica amministrazione. 

L'Oggetto dell'atto amministrativo è la situazione giuridica del soggetto nei cui confronti l'atto esplica i suoi effetti o la cosa sulla quale esso produce una trasformazione giuridica.

Gli atti amministrativi devono essere motivati. L'obbligo di motivazione dell'atto amministrativo è stato espressamente introdotto dall'art. 3 della L. n. 241/1990 che, in via generale, ha previsto che tutti gli atti amministrativi debbono indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche a base dell'atto stesso, sulla base delle risultanze dell'istruttoria. Naturalmente, l'obbligo di motivazione dell'atto amministrativo è espressamente escluso per quegli atti di portata generale ed astratta come i regolamenti amministrativi che, per la loro natura ampiamente discrezionale, non sono soggetti all'obbligo di motivazione. In tal senso non soggiacciono all'obbligo di motivazione nemmeno gli atti di pianificazione generali.

Quali sono i principi degli atti amministrativi

Ciascun atto amministrativo deve rispettare una serie di principi, ovvero:

- autoritarietà, cioè il provvedimento è applicato automaticamente dalla Pubblica Amministrazione e non esiste, quindi, come nelle convenzioni tra privati, la possibilità di confronto o accordo con il destinatario dell'atto;

- concretezza, e ciò vuol dire che il provvedimento riguarda casi concreti e mai casi generici;

- esecutorietà, che sta a significare il potere attribuito alla Pubblica Amministrazione di obbligare l’esecuzione dei propri provvedimenti in totale autonomia, senza ricorrere al giudice;

- discrezionalità perché la Pubblica Amministrazione può valutare liberamente e autonomamente i modi più opportuni, i mezzi ed i tempi, per raggiungere le finalità che si propone;

- inoppugnabilità significa che, se il provvedimento non viene impugnato (e cioè contestato) nei termini previsti dalla legge, diventa pienamente efficace e definitivo.

Esempi Atti amministrativi

I principali e più frequenti atti amministrativi sono:

- le autorizzazioni, che consentono una determinata attività, ad esempio l’autorizzazione per bandire un Concorso Pubblico;

- le concessioni, ovvero il provvedimento con cui la P.A. permette al destinatario di usare beni della P.A., si pensi ad esempio a tutte le concessioni governative

- gli ordini, in forza dei quali la Pubblica Amministrazione obbliga i destinatari del provvedimento ad assumere un determinato comportamento.

I vizi degli Atti Amministrativi: Avvocato online

Si considerano vizi dell’Atto Amministrativo la divergenza che vi è tra la fattispecie in concreto posta in essere dalla Pubblica Amministrazione con l’atto che materialmente ha emesso e il modello previsto dalla legge. Dunque qualora si manifesti tale divergenza si parla di vizio.

I vizi che possono inficiare l’atto amministrativo possono essere classificati in vizi di legittimità e vizi di merito. I vizi di legittimità insorgono quando l’atto si discosta dal modello previsto dalla legge mentre i vizi di merito insorgono quando l’atto, sebbene sia conforme alle norme, non risponde alle regole di buona amministrazione.

Quando c’è nullità degli atti amministrativi?

Le altre patologie che possono riguardare l’atto amministrativo sono l’inesistenza e la nullità. L’inesistenza si determina nel momento in cui l’atto presenta un vizio talmente grave da rendere impossibile l’assunzione dello stesso nella categoria degli atti amministrativi. La nullità, invece, si manifesta quando l’atto amministrativo è considerato nullo dalle relative norme di riferimento.

Diversa dalla nullità è la semplice irregolarità dell’atto che si manifesta quando lo stesso si discosta dal modello previsto dalla norma ma, la norma violata, è di particolare tenuità e dunque l’atto, nonostante sia irregolare, sarà sempre idoneo a produrre effetti. Dunque se ritieni di essere stato destinatario di un atto amministrativo irregolare o, peggio, affetto da nullità o ritieni che la pubblica amministrazione non abbia emesso un atto dovuto, contatta subito l’Avvocato Specializzato in Diritto Amministrativo.

Si possono sanare gli atti emessi dalla Pubblica Amministrazione?

Quando un atto amministrativo è viziato, la Pubblica Amministrazione può decidere di:

- ritirare il provvedimento, con annullamento totale;

- revocare l’atto, lasciando però salvi gli effetti fino a questo momento prodotti;

- sanare il vizio, cioè eliminare il difetto;

- convalidare il provvedimento;

- ratificare l’atto, che significa in altri termini confermarlo, ad esempio se il docente di una scuola firma un documento che invece dovrebbe firmare il preside, l’atto non sarebbe valido, tuttavia il preside invece di annullarlo potrebbe decidere di confermarlo;

- consolidare l’atto amministrativo, quando è scaduto il tempo per fare ricorso;

- prestare acquiescenza, cioè assecondare il contenuto dell’atto emesso dalla Pubblica Amministrazione.

Avvocato per impugnazione Atti Amministrativi

Quando un atto emesso dalla Pubblica Amministrazione è viziato, il cittadino che ne è destinatario può ricorrere all’Avvocato ogni volta che ritenga di aver subito un torto oppure la lesione di un suo diritto o interesse legittimo, per richiedere così l’annullamento o la modifica nei modi e nei tempi previsti dalla legge. In particolare, è possibile agire in tre modi differenti:

1. Ricorso in Opposizione: tale provvedimento è previsto solo in ipotesi speciali e tassativamente indicate dalla legge, ma può essere utilizzato sia contro vizi di merito sia contro vizi di legittimità.

Questo ricorso deve essere presentato contro la stessa amministrazione pubblica che ha emesso l’atto e entro il termine di 30 giorni dalla ricezione del provvedimento. Un esempio classico è rappresentato dal ricorso per le graduatorie di supplenza dopo la loro pubblicazione. In questo caso, in realtà non sarebbe necessaria l’assistenza dell’avvocato, per quanto sia sempre raccomandabile, proprio perché questo ricorso non prevede l’intervento del giudice ed è quindi un ricorso cd. interno.

2. Ricorso Gerarchico: anche questo ricorso è ammesso per qualunque tipologia di vizio ed è detto gerarchico perché è indirizzato all’autorità di grado superiore rispetto a quella che ha emesso il provvedimento da impugnare. Anche qui il termine è di 30 giorni dalla notifica del provvedimento o dalla conoscenza di esso. È importante però che il provvedimento non sia già definitivo.

3. Ricorso al Presidente della Repubblica: quest’ultimo strumento può essere utilizzato solo se è impossibile adottare i precedenti, ha carattere generale e deve essere proposto entro 120 giorni dalla notifica o dalla pubblicazione dell’atto. Inoltre la decisione avviene con decreto del Presidente della Repubblica. Neppure qui occorre un avvocato, ma la sua assistenza non è mai di troppo, almeno per preparare il contenuto del ricorso.

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