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Le regole della successione: consulenza legale


Quanto costa l’avvocato per la successione?

In materia di successione il ruolo dell’avvocato si esplica sotto diversi profili, dal deposito del testamento al controllo del rispetto della quota di legittima fino anche alla rinuncia di eredità. Sono molte le liti per eredità che finiscono in tribunale: ma quanto costa l’avvocato per i processi aventi ad oggetto la successione mortis causa?

Sicuramente le problematiche maggiori si hanno in tema di divisione ereditaria, laddove sorgono i peggiori litigi tra gli eredi nella distribuzione e apporzionamento dei beni ereditari. Spesso infatti si cerca di raggiungere una sorta di contratto di divisione con cui gli eredi si accordano, ma è un’impresa molto ardua che può essere affrontata solo con il supporto di uno studio legale specializzato nel settore delle successioni, che riesca a tutelare gli interessi di tutte le parti in gioco.

Dunque, la parcella dell’avvocato dipende anche e soprattutto dalla complessità della situazione, e cercare un avvocato economico potrebbe essere un vantaggio solo se a ciò si accompagni una forte preparazione in materia.

Liquidazione spese avvocato causa eredità: quale criterio di calcolo?

Con ordinanza numero 21495/2018, la Cassazione ha ribadito quali sono i criteri che il giudice di merito applica per la liquidazione del compenso avvocato. Il primo principio chiarito è che il valore della causa per eredità corrisponde a quella della quota oggetto di contestazione e non alla massa attiva.

Alla base della conclusione c’è l’applicazione per via analogica dei criteri di calcolo utilizzati per cause aventi ad oggetto la divisione, posto che anche quello di riduzione per lesione delle quota legittima comportano l’accertamento dell’intero asse ereditario.

Tutela della famiglia dopo la morte di un parente

In materia di successioni la tutela della cerchia familiare si manifesta in tre diversi modi.

In primo luogo, dal fatto che solo i parenti e non gli affini sono chiamati a succedere al de cuius, poiché la legge vuole garantire la permanenza del patrimonio all’interno di un gruppo legato da vincoli affettivi ma anche di sangue.

In secondo luogo, la legge prevede che i parenti succedano, in assenza di testamento fino al sesto grado.

In terzo luogo, la tutela di alcuni membri della famiglia è assunta dallo Stato italiano come un preciso obbligo, poiché alcuni familiari, i cosiddetti eredi legittimari ovvero il coniuge, i figli e gli ascendenti legittimi devono sempre ricevere una data quota del patrimonio del de cuius, anche contro la volontà di questi e che è determinata per legge.

Cosa fare se ai figli non è stato lasciato niente? Avvocato risponde

Come già visto, la regola generale è che a determinati familiari deve per legge spettare una quota del patrimonio del defunto, tuttavia può capitare che all’apertura del testamento a loro non sia lasciato niente. Che fare?

Se ad esempio, alla morte del padre, ai figli non è stato lasciato nulla questi avranno a disposizione una particolare azione giudiziaria, detta azione di riduzione, mediante la quale è possibile reintegrare la quota loro spettante. Occorre subito sottolineare che la reintegrazione va fatta tenendo in considerazione non solo ciò che il defunto ha lasciato alla sua morte, ma anche delle donazioni eventualmente fatte in vita.

Per questo, è necessario svolgere con l’aiuto di un professionista legale esperto nel diritto di famiglia e nel settore delle successioni, un’analisi complessiva dei beni del de cuius e riunirli fittiziamente per capire cosa spetta ai figli. 

Successione legittima e successione testamentaria

Se prima di morire, il de cuius non scrive alcun testamento, si apre la successione legittima e ciò vuol dire che sarà la legge ad individuare l’ordine in cui i soli parenti entro il sesto grado e il coniuge vengono via via chiamati a succedere a cascata, cioè nell’ipotesi in cui il primo non possa o non voglia accettare e così via.

Al contrario la successione testamentaria si ha in presenza di un testamento, che potrà essere pubblico, segreto oppure olografo, nel quale il defunto prima di morire ha messo per iscritto le proprie volontà. Naturalmente, anche in questo caso, seppur prevalga il testamento, la legge fornisce comunque una tutela per alcuni soggetti che non possono mai essere esclusi dalla successione, ovvero:

- il coniuge

- i figli

- gli ascendenti, cioè i genitori.

Indennità per morte del dipendente

In caso di morte del prestatore di lavoro, le indennità per mancato preavviso e di anzianità devono corrispondersi al coniuge, ai figli e, se vivevano a carico del prestatore di lavoro, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo grado.

È bene sottolineare che l’attribuzione di queste indennità avviene a titolo personale e non successorio, con la conseguenza che ad esempio il coniuge potrebbe anche decidere di rinunciare all’eredità del defunto ma ottenere ugualmente la corresponsione delle indennità predette.

Accettazione dell’eredità: consulenza per problemi legali

Per diventare eredi è necessaria un’accettazione che può essere esplicita, cioè mediante una dichiarazione formale, in genere mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata, oppure tacita che si quando si entra nel possesso dei beni e se ne dispone.

Immaginiamo che il figlio abbia ricevuto in eredità un appartamento, ma senza effettuare alcuna accettazione decida di venderlo, in questo caso disponendo del bene diventerà automaticamente erede. Ancora l’accettazione tacita può derivare anche dalla riscossione del canone di locazione di un bene ereditario, o dalla richiesta di voltura catastale di un immobile intestato al de cuius, dal pagamento di un debito ereditario con denaro proprio ecc.  

Quando c’è un’eredità di mezzo, gli interessi in gioco sono molto delicati quindi prima di compiere qualsiasi azione, anche un semplice utilizzo dei beni ereditari fatto inconsapevolmente, è fortemente consigliato richiedere il parere del proprio avvocato di fiducia, che ci metterà in guardia da tutte le possibili conseguenze dannose, prima fra tutte l’attacco dei creditori del defunto che attendono il palesarsi di un erede per vedere soddisfatte le proprie ragioni.

Entro quanto tempo posso accettare l’eredità?

Il termine per accettare l’eredità è di 10 anni dall’apertura della successione e cioè dalla morte del de cuius.

Essendo un termine molto lungo, la legge prevede uno strumento per “accorciarlo”, ovvero la possibilità per chiunque vi abbia interesse, nella maggior parte dei casi i creditori del defunto e gli eredi di grado successivo, di chiedere al giudice la fissazione di un termine più breve entro il quale il chiamato all’eredità deve dichiarare se accetta o rifiuta. Trascorso questo termine si perde definitivamente il diritto di accettare. 

Immaginiamo che un nostro caro muoia nel 2020, quindi c’è tempo di accettare l’eredità fino al 2030, ma un soggetto tra quelli che vi abbiano interesse, potrebbe richiedere al giudice di fissare il termine ultimo per l’accettazione ad esempio al 2025, riducendo l’attesa a 5 anni.

Naturalmente la richiesta sarà sempre oggetto di analisi e valutazione da parte del giudice.

Dopo aver accettato l’eredità posso revocare la mia scelta?

Nel nostro ordinamento vige il principio secondo cui “semel heres semper heres”, cioè “una volta diventati eredi si è sempre eredi”. Ciò vuol dire che una volta effettuata l’accettazione, questa diventa irrevocabile e non è possibile perdere la qualità di eredi proprio per garantire un margine di certezza nella successione.

Si pensi ad esempio ai creditori del defunto, che dopo aver preso conoscenza di chi siano gli eredi possono chiedere a questi ultimi il pagamento dei debiti, ovviamente non sarebbe corretto lasciarli in balia dei cambiamenti di decisione degli eredi stessi.

Quanto costa l’avvocato per la causa di successione e tempi del processo

Quanto sopra attiene, come intuitivo, alla liquidazione fatta dai giudici. Va da sé che il cliente chiederà all’avvocato esperto di successioni, un preventivo per l’assistenza nel processo. Questo avrà valore orientativo ma molto dipende anche dai tempi del processo che, in media, si aggirano sui 4-5 anni. Tale durata può abbreviarsi o al contrario allungarsi a seconda di alcune variabili giudiziarie che possono intervenire nella causa. Diciamo che in media bisogna calcolare un importo complessivo che si aggira sui 5 mila euro, ma si ribadisce che la cifra è puramente indicativa.

Ad esempio se si raggiunge un accordo con i coeredi i tempi si accorciano e anche l’onorario si mantiene più basso. Ovviamente, vale la pena ricordare in chiusura che, quando parliamo di costi di successione, non rileva solo l’onorario dell’avvocato anzi questa è solo una delle voci di spesa che si aggiunge a costi legati alle imposte di successione ad esempio, oppure alle dichiarazioni di successione, alle spese notarili se si tratta di un testamento ecc.

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