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Cos’è l’indennità di accompagnamento?


Ricorso per indennità di accompagnamento

L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica erogata dall’INPS, a seguito di presentazione di domanda, e in favore di soggetti che sono impossibilitati a spostarsi fisicamente o compiere atti di vita quotidiana senza un accompagnatore.

L’indennità è corrisposta per 12 mensilità, il che significa che ogni anno dovrà essere presentata una nuova domanda. L’indennità è riconosciuta a chi:

- è invalido al 100%

- non può deambulare autonomamente

- è cittadino italiano e risiede stabilmente in Italia

- è cittadino extracomunitario con permesso di soggiorno, oppure è cittadino comunitario iscritto all’Anagrafe del Comune di residenza.

Come si ottiene l’indennità di accompagnamento

Per ottenere la pensione di accompagnamento è necessario prima di tutto accertare lo stato di invalidità della persona mediante il verbale della commissione medica incaricata, alla quale devono essere sottoposti anche i certificati medici e le visite specialistiche effettuate.

Successivamente, occorre presentare la domanda all’INPS, online attraverso il portale ufficiale, oppure tramite patronato o Associazione di categoria.

L’analisi della domanda e la risposta non può essere erogata oltre i 30 giorni, come stabilito dalla legge n. 241 del 1990, salvo ipotesi particolari in cui sono previsti termini differenti.

Purtroppo, però, la procedura non è sempre così snella e regolare, anche perché la prassi dell’INPS è quella di non erogare quasi mai la pensione di invalidità costringendo le persone a rivolgersi poi a patronati o avvocati per tutelare i propri diritti.

Ricorso per mancata erogazione della indennità

Qualora la pensione di accompagnamento dovesse essere negata dalla commissione medica dell’INPS, è bene sapere che ci si può rivolgere ad un avvocato esperto in ricorsi verso le pubbliche amministrazioni per tutelare i propri diritti, anzi è fortemente consigliato chiedere un parere legale dato che la procedura per opporsi alla risposta dell’INPS è abbastanza complicata.

Prima di tutto occorre procurarsi una relazione medica dal proprio medico curante o da un esperto medico legale in cui si attesti la sussistenza delle condizioni fisiche del paziente tali da rendere valida l’erogazione della pensione, quindi:

- la causa di invalidità

- l’impossibilità fisica di deambulare senza accompagnatore

- l’impossibilità di svolgere atti di vita quotidiana in autonomia

In seguito, l’avvocato si occuperà di redigere il ricorso contro l’INPS inserendo anche le informazioni mediche necessarie e lo depositerà presso il Tribunale competente.

Avvocato: quanto dura il ricorso?

Dopo il deposito del ricorso in Tribunale, il giudice analizzata la situazione nominerà un consulente tecnico d’ufficio incaricandolo di indagare sulla reale esistenza delle condizioni per ottenere la pensione di invalidità.

Una volta che il consulente abbia terminato le verifiche, il giudice fisserà un termine perentorio entro il quale le parti potranno opporsi alle conclusioni raggiunte dal consulente tecnico.

In mancanza di contestazione, gli accertamenti fatti saranno omologati e non potranno più essere oggetto di impugnazione, quindi se l’accertamento è favorevole l’INPS dovrà erogare la pensione alla persona interessata entro 120 giorni.

La durata del ricorso, dunque, dipende anche da eventuali opposizioni e da complicazioni del caso concreto.  

Quante volte si può fare ricorso per l’invalidità

Il ricorso deve essere presentato entro 6 mesi dalla notifica del verbale sanitario dell’INPS che nega l’accompagnamento.

Questo termine è perentorio, quindi una volta scaduto non è più possibile opporsi al rigetto della domanda presentata.

Quanto costa un ricorso per la pensione di accompagnamento

Presentare un ricorso ha costi fissi e cioè il pagamento del contributo unificato, le spese di deposito e di notifica, e costi variabili dipendenti dalla consulenza dell’avvocato dalla difficoltà del caso ecc.

Ad ogni modo, anche le persone meno abbienti hanno diritto alla difesa dei propri diritti e le difficoltà economiche non devono pregiudicare una difesa legale, infatti lo Stato mette a disposizione di tali persone l’istituto del gratuito patrocinio, cioè un avvocato gratis, nel senso che verrà pagato dallo Stato e non dal Cliente.

Per accedere al gratuito patrocinio, occorre però avere un reddito annuo non superiore ad una determinata soglia che varia di anno in anno, per questo è consigliabile rivolgersi preventivamente ad un avvocato specializzato nel settore.

Avvocato low cost per ricorsi contro INPS

Se si ritiene di essere nelle condizioni per ottenere l’indennità di accompagnamento, non bisogna arrendersi davanti al rigetto dell’INPS. Si pensi ad esempio ad una persona con le gambe completamente immobilizzate, o a chi è totalmente privo della vista, o ancora ad un anziano non più in grado di svolgere le attività di vita quotidiana in autonomia.

In tutti questi casi è doveroso cercare un buon avvocato che sia in grado di ripristinare la corretta tutela dell’invalido, non è concepibile che la pensione di invalidità sia negata proprio a chi ha tutte le carte in regola per ottenerla.

È vero che fare ricorso comporta delle spese legali, ma nulla impedisce di orientare la propria scelta verso un avvocato economico che sia al contempo esperto e disponibile con il cliente. A volte il tariffario dipende anche dalla città in cui si vive, dalla difficoltà del caso ecc. Quindi, il primo consiglio è quello di non demordere, anche perché in estrema ratio esiste sempre il gratuito patrocinio.

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