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Indennità di maternità e libere professioni: chi ha diritto?


Maternità per libere professioniste: Consulenza legale

Erroneamente si crede che le libere professioniste o comunque le lavoratrici autonomi non abbiano diritto alla indennità di maternità, e quindi neppure ci si interroga sulle modalità per chiedere il sussidio economico.

È bene sapere, invece, che anche alle lavoratrici autonome spetta una indennità economica a titolo di maternità seppur diversa da quella riservata alle lavoratrici dipendenti. Per la precisione possono farne richiesta:

- le lavoratrici autonome

- le libere professioniste con cassa

- le libere professioniste senza cassa (quindi iscritte alla Gestione Separata INPS)

- le donne imprenditrici.

Quando si può fare richiesta

L’indennità per maternità può essere richiesta in caso di:

1. Gravidanza e puerperio, in questo caso la tutela ha una durata complessiva di 5 mesi divisi in 2 mesi precedenti la data del parto e 3 mesi successivi alla nascita del bambino;

2. Adozione e affidamento, in questo secondo caso la tutela si estende direttamente per i 5 mesi successivi all’ingresso in famiglia del bambino;

3. Aborto, comprensivo sia di quello spontaneo che di quello terapeutico.

L’indennità spetta anche per l’adozione?

Sì, come già anticipato nel precedente paragrafo l’indennità di maternità spetta anche in caso di adozione sia essa nazionale o internazionale e fino al compimento del diciottesimo anno di età del bambino.

In questi casi, considerato che probabilmente è stato già scelto un avvocato di riferimento per tutta la lunga procedura di adozione, sarebbe consigliabile chiedere allo stesso professionista anche delucidazioni su come ottenere l’indennità di maternità.

Come fare domanda per l’indennità di maternità

La domanda per ottenere l’indennità di maternità va presentata direttamente all’INPS, o attraverso il sito ufficiale o di persona presso l’ufficio territorialmente competente.

Se si decide di effettuarla online, è necessario accedere alla sezione “Congedo parentale, maternità e paternità per lavoratori autonomi” e seguire l’iter previsto con indicazione di tutti i dati personali che man mano vengono richiesti.

La procedura si completa con la conferma dei dati inseriti e con il rilascio della ricevuta di avvenuta acquisizione della domanda con il numero di protocollo, la data e il riepilogo dei dati inseriti.

L’INPS poi si occuperà di fare i dovuti controlli sulle condizioni di salute e lavorative dell’interessata, al termine dei quali comunicherà l’esito positivo o negativo.

A quanto ammonta l’indennità

L’indennità di maternità è pari all’80% del reddito professionale percepito e denunciato ai fini IRPEF dalla lavoratrice professionista iscritta nel secondo anno precedente quello della gravidanza, dell’adozione, dell’affidamento o dell’aborto.

Tuttavia possono esserci delle variazioni di anno in anno, così come è possibile che vi siano delle riduzioni nel corso del periodo di maternità, quindi occorre essere ben aggiornati sulla normativa vigente.

Ad ogni modo, per l’anno 2023 è stata stabilita una indennità minima pari ad euro 5.611,00 e un importo massimo erogabile pari ad euro 28.055,00.

Come viene liquidata l’indennità

L’indennità per maternità deve essere erogata nel momento in cui si verifica l’evento oggetto di tutela e comunque necessariamente entro il periodo di tutela, quindi nei tre mesi successivi.

È chiaro che la liquidazione è subordinata all’accettazione della domanda, che se presenta delle anomalie, degli errori, potrebbe essere respinta. Quindi, seppur non necessario, quando si hanno dei dubbi converrebbe chiedere un supporto ad un avvocato del lavoro esperto sui diritti spettanti ai lavoratori sia dipendenti che autonomi.

La liquidazione avviene mediante accredito sul proprio conto corrente bancario o postale indicato nella domanda, avendo cura di specificare l’istituto di credito, l’esatto numero di c/c, le coordinate bancarie, il codice IBAN ecc.

In più, alle lavoratrici autonome l’indennità viene pagata direttamente dall’INPS.

Maternità per donne imprenditrici

Anche per le donne imprenditrici che siano iscritte alla Gestione INPS artigiani e commercianti, alle coltivatrici dirette, alle colone ecc., a condizione che siano in regola con il versamento dei contributi, è prevista l’indennità anche per i mesi compresi nel periodo di maternità.

Il diritto di chiedere l’indennità per maternità si prescrive entro un anno dall’evento che avrebbe dato luogo alla tutela economica, quindi prima della scadenza di questo termine è necessario presentare domanda all’INPS.

La maternità è tassata?

Sì. L’indennità di maternità è soggetta a tassazione perché considerata come reddito da lavoro autonomo che va dichiarato nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.

Avvocato: cosa fare se la maternità è negata?

Nel momento in cui la domanda di indennità per maternità viene rigettata dall’INPS, occorre subito indagare sulle motivazioni. A volte può dipendere da una erronea indicazione dei dati, oppure dalla prescrizione del termine, o ancora da un errore nei controlli effettuati dall’istituto previdenziale.

Nel ricorso occorre indicare:

- il provvedimento lesivo (magari allegandone una copia)

- le ragioni per le quali l’INPS ha comunicato il rigetto

- le prove che sottolineano l’ingiustizia dell’esito negativo

- la richiesta di rivalutare la domanda di indennità

- e infine copia dei propri documenti di riconoscimento.

Ad ogni modo, ogni singolo cittadino può presentare ricorso all’INPS in totale autonomina, senza obbligatoria difesa di un avvocato, seppur fortemente consigliato per meglio tutelare i propri diritti.

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