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Ci si può dimettere da un contratto a tempo determinato?


Contratto a tempo determinato: posso dimettermi?

In genere i contratti di lavoro sono stipulati in un primo momento a tempo determinato e successivamente a tempo indeterminato. In alcuni casi può accadere che seppur si attendeva quel lavoro da molto, poi questo si riveli essere del tutto diverso dalle proprie aspettative, ad esempio per le mansioni i concreto svolte, per i rapporti con il datore, per l’ambiente a tratti stressante ecc.

Mentre nel contratto a tempo indeterminato il lavoratore può recedere in qualunque momento, rispettando il giusto preavviso previsto dalla legge o dal tipo di contratto, in quello a tempo determinato sorgono delle perplessità e infatti molti dipendenti chiedono assistenza ad avvocati specializzati per capire come dimettersi senza conseguenze negative.

E allora è bene fare chiarezza. Le due modalità ammesse per dimettersi da un contratto a tempo determinato senza incorrere in alcune sanzioni sono:

- la presenza di una giusta causa e

- le dimissioni durante il periodo di prova, in tal caso non occorrerà alcuna motivazione.

Quali sono le motivazioni valide per dimettersi

Il recesso anticipato da un contratto a tempo determinato è giustificato solo ove ricorra una giusta causa che non consenta la prosecuzione, neanche provvisoria del rapporto di lavoro. Ma cosa si intende per giusta causa?

Sicuramente deve trattarsi di una motivazione oggettivamente grave, un po’ come accade per il caso di licenziamento da parte del datore di lavoro, è evidente che non esiste un elenco tassativo, tuttavia possono rientrare nel significato di giusta causa:

- il mancato pagamento della retribuzione, o il ritardo ingiustificato protratto per mesi

- l’assunzione di atteggiamenti intimidatori da parte del capo

- l’omesso versamento dei contributi previdenziali

- il demansionamento

- il mobbing, molestie sessuali siano esse verbali o fisiche

- il trasferimento di sede senza alcuna motivazione tecnica o organizzativa ecc.

Dimissioni durante il periodo di prova

Nel caso in cui ci si trovi ancora a svolgere un periodo di prova non è necessaria la presenza di una giusta causa per dimettersi, è sufficiente consegnare la lettera di dimissioni al proprio datore di lavoro, magari rispettando il periodo di preavviso se previsto dagli accordi iniziali.

In alcuni casi, infatti, non è richiesto alcun preavviso (che comunque non è mai obbligatorio, è perlopiù una questione di correttezza), il lavoratore quindi potrebbe lasciare l’azienda lo stesso giorno in cui presenta le dimissioni.  

Per la verità non sarebbe neppure obbligatoria una dichiarazione scritta, proprio perché non è richiesta alcuna motivazione, è quindi una scelta del dipendente il modo in cui comunicare al capo l’interruzione del rapporto di lavoro.

Come dare le dimissioni?

Per poter dare le dimissioni i lavoratori dipendenti devono accedere ad una specifica piattaforma online utilizzando le proprie credenziali e compilare un modulo da inviare successivamente al datore di lavoro. L’iter da seguire è il seguente:

1. Accedere al portale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali mediante SPID o carta d’identità digitale

2. Selezionare la voce “Dimissioni volontarie”

3. Indicare il proprio rapporto di lavoro, i dati dell’azienda e del datore di lavoro, le motivazioni che hanno determinato una giusta causa per le dimissioni e le altre info richieste dal portale

4. Inviare il modulo al datore di lavoro.

Cosa fare se il capo non accetta le dimissioni

In linea di massima il datore di lavoro, ove ricorra una giusta causa, non può rifiutare le dimissioni volontarie del dipendente, ma ben potrebbe contestare la sussistenza di una giusta causa.

In questo caso potrebbe essere avviato un procedimento in Tribunale poiché il datore di lavoro potrebbe richiedere il risarcimento dei danni e trattenere parte della busta paga del lavoratore, precisamente quella relativa al mancato periodo di preavviso.

Naturalmente, in questa ipotesi è inevitabile doversi affidare ad un buon avvocato, soprattutto per il dipendente il quale deve dimostrare la sussistenza di una giusta causa che legittimi le proprie dimissioni, e al riguardo è da riconoscere che i migliori avvocati sono sensibili alle esigenze anche economiche del cliente. Nella maggior parte dei casi quest’ultimo non ha molte disponibilità economiche per affrontare l’azienda in giudizio.

È per tale ragione che si consiglia sempre di chiedere un preventivo prima di affidare il caso ad un professionista, scegliendo così un avvocato economico e al contempo adatto alla propria situazione.

Avvocato per tutale lavoratori

Alcune volte, il contratto di lavoro prevede un periodo entro il quale non è possibile dimettersi pena il pagamento di una penale, in quanto l’obiettivo è quello di vincolare il lavoratore per un lasso temporale medio-lungo al fine di garantire stabilità all’azienda, altre volte sono previsti dei bonus che maturano solo a fine rapporto lavorativo, con la conseguenza che se ci si dimette prima non si ottiene alcunché, altre volte ancora l’assenza di una giusta causa può impedire al lavoratore di ottenere la disoccupazione o può legittimare il datore di lavoro a chiedere il risarcimento dei danni.

È evidente, quindi, come sia importante avere la difesa di un buon avvocato soprattutto dal lato del dipendente che in un rapporto lavorativo è sempre la figura più debole, dietro le dimissioni spesso si celano altre problematiche che meritano ugualmente di ricevere tutela. Si pensi ad esempio ad episodi di violenza sul luogo di lavoro, al mancato periodo di gravidanza, alla richiesta di straordinari eccessivi ecc., tutte circostanze che possono condurre il dipendente allo sfinimento!

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