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Infortunio sul lavoro – Consulenza Legale


Avvocato per Infortunio sul lavoro

In Italia, purtroppo, gran parte dei lavoratori non denuncia l’infortunio subito a lavoro, che può essere un vero e proprio incidente legato allo svolgimento delle mansioni, una malattia professionale, oppure anche una sciagura capitata durante il tragitto da casa al luogo di lavoro.

Ma perché non si denunciano gli infortuni sul lavoro? La risposta è abbastanza semplice: il lavoratore teme una ritorsione del proprio datore di lavoro e un eventuale licenziamento.

Proprio per questo, è previsto un obbligo in capo al datore di lavoro di stipulare una polizza assicurativa con l’INAIL (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro).

In ambito lavorativo, il dipendente è sempre la parte debole del rapporto, un po’ perché teme di perdere il posto di lavoro e quindi il proprio sostentamento economico, e un po’ perché spesso i datori di lavoro abusano della propria posizione di “potere”.

Affidarsi ad un avvocato giuslavorista offre una protezione maggiore al lavoratore, che da solo non riuscirebbe a tutelare i propri interessi.

Assicurazione INAIL: infortuni lavorativi

Sicuramente chiunque ha sentito parlare dell’INAIL, ovvero quell’ente pubblico non economico che gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Gli obiettivi dell’INAIL sono in primis quello di ridurre il fenomeno infortunistico e di assicurare la salute dei lavoratori che svolgono attività a rischio.

In secondo luogo, l’INAIL vuole garantire loro un facile reinserimento nel mondo del lavoro e inoltre, obiettivo fondamentale è anche quello di ricercare nuove metodologie di controllo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti.

È obbligatoria l’assicurazione INAIL?

Questa assicurazione è obbligatoria per tutti i datori di lavoro nei confronti di lavoratori dipendenti o parasubordinati, nelle attività che la legge individua come rischiose.

Inoltre, l’assicurazione INAIL, se stipulata, esonera il datore di lavoro dalla responsabilità civile conseguente ai danni subiti dai propri dipendenti.

Come chiedere il risarcimento INAIL: avvocato del lavoro

Come già specificato, se l’infortunio sul lavoro ha una prognosi non superiore a 3 giorni, il risarcimento è a carico del datore di lavoro, se invece si dovesse superare questo termine, dal quarto giorno in poi l’indennità sarà erogata dall’INAIL.

A tal fine, il lavoratore deve dare notizia dell’accaduto al proprio datore di lavoro mediante apposita certificazione medica. Più si è tempestivi in questo adempimento meglio è, in quanto non ottemperando a tale obbligo si perde il diritto alle prestazioni INAIL per i giorni antecedenti a quello in cui il datore di lavoro ha avuto notizia dell’infortunio.

Nei 2 giorni seguenti, il datore di lavoro dovrà spedire in forma telematica la certificazione medica all’INAIL che darà avvio alla procedura per l’indennità lavorativa.

Cosa spetta in caso di infortunio sul lavoro

In caso di infortunio sul lavoro, la retribuzione del lavoratore è corrisposta in percentuali ben precise e cioè:

- al 100% per il giorno in cui è avvenuto l’incidente, considerato giornata di lavoro completa;

- al 60% per i 3 giorni successivi, somma che viene erogata dal datore di lavoro, salvo diverse disposizioni contenute nei CCNL (contratti collettivi nazionali di lavoro);

Dal quarto giorno in poi, la retribuzione è a carico dell’INAIL e l’indennità in favore del lavoratore è pari:

- al 60% della retribuzione fino al 90° giorno di infortunio;

- al 75% della retribuzione media giornaliera dal 91° giorno e fino alla completa guarigione del lavoratore.

Chi paga l’infortunio sul lavoro? Avvocato risponde

A pagare per l’infortunio sul lavoro sono il datore di lavoro e l’INAIL e con precisione:

- la retribuzione dell’infortunio sul lavoro deve essere corrisposta dal datore di lavoro a partire dal giorno dell’evento che ha causato il danno al lavoratore, e per i 3 giorni successivi;

- la retribuzione è, invece, a carico dell’INAIL a partire dal quarto giorno di infortunio.

Cos’è la malattia professionale

Quando si parla di infortunio sul lavoro bisogna includere anche le ipotesi di malattia professionale, ovvero quella patologia la cui causa agisce progressivamente e lentamente sull’organismo determinando un’infermità totale o comunque invalidante per il lavoratore.

È evidente che per fare causa al proprio datore di lavoro occorrerà che l’avvocato dimostri al giudice un nesso causale tra la malattia contratta e il rischio legato all’attività lavorativa o all’ambiente di lavoro.

Una volta appurato che si tratti di malattia professionale, l’INAIL indennizzerà il lavoratore con prestazioni di carattere economico, sanitario e riabilitativo.

Malattie professionali tabellate e non tabellate

Le malattie professionali si distinguono in Tabellate e non tabellate. Nel primo caso esse sono comprese all’interno di specifiche tabelle previste per legge che sono quella per l’industria e quella per l’agricoltura.

Il vantaggio immediato è che il lavoratore non deve provare l’origine professionale della malattia proprio perché essendo inserita in apposite tabelle essa è presunta per legge.

Al massimo sarà l’INAIL a dover provare l’assenza di collegamento tra la malattia contratta dal lavoratore e l’ambiente di lavoro dimostrando che si tratta di una malattia extraprofessionale e non da lavoro.

È importante sapere che la malattia deve essere denunciata entro termini ben precisi e perentorio che sono indicati nelle tabelle stesse e variano a seconda del tipo di malattia. Se non si è esperti della materia si potrebbe rischiare di perdere l’indennizzo e la retribuzione, per questo si consiglia sempre di chiedere il prima possibile una consulenza legale al proprio avvocato di fiducia.

Come fare causa al proprio datore di lavoro

Se malauguratamente l’INAIL non dovesse riconoscere al lavoratore ciò che gli spetta, oppure il datore di lavoro non paga la retribuzione spettante al proprio dipendente, l’alternativa è consultare un avvocato esperto in cause di lavoro per tentare una conciliazione prima di arrivare in Tribunale.

L’avvocato infatti inoltrerà preliminarmente una lettera di diffida al datore di lavoro per contestare le sue inadempienze e con indicazione precisa delle somme dovute a titolo di retribuzione.

Se, però, a seguito della lettera il datore non provvede, l’avvocato proseguirà con un ricorso giudiziale da presentare al giudice competente che di norma è quello del luogo in cui è sorto il rapporto di lavoro o quello in cui l’azienda ha una sede.

Quanto costa l’avvocato per infortuni sul lavoro

Per quanto riguarda i costi delle cause di lavoro bisogna distinguere tutte le spese vive da sostenere, e in particolare:

- il contributo unificato, necessario e obbligatorio per dare avvio alla causa, il cui importo varia a seconda della pretesa fatta valere dal lavoratore;

- le tasse previste per legge;

- la parcella dell’avvocato;

- le spese legali per notifiche, spedizioni ecc.

Tra tutte queste voci quella che cattura il cliente è sicuramente il prezzo della parcella dell’avvocato, perché come è giusto che sia si cerca sempre di trovare un avvocato economico e allo stesso tempo competente. È pur vero, però, che i consulenti legali sono liberi nella determinazione del compenso loro spettante e quindi non si può quantificare a priori quale sia il costo dell’avvocato.

È vero anche che il cliente ha diritto ad ottenere sempre un preventivo scritto per rendersi conto delle spese totali da affrontare, preventivo che poi nel corso della causa deve rimanere invariato salvo piccole modifiche legate a problemi sopravvenuti.

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