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Cos’è il demansionamento


Avvocato: demansionamento a lavoro

Immaginiamo che il datore di lavoro chieda ad un suo dipendente di svolgere delle mansioni che non rientrano tra i suoi compiti e questi si rifiuti evocando le sue competenze e il ruolo per cui è stato assunto.

Nella maggior parte dei casi il capo comincerà a rimproverarlo e con tutta probabilità tra i due nascerà una controversia, anche legale.

In linea di massima il datore di lavoro non può costringere i propri dipendenti a svolgere mansioni inferiori, almeno rispetto a quelle di inquadramento, fatta eccezione per le ipotesi in cui il demansionamento è previsto proprio dai contratti collettivi oppure se trova giustificazione nella necessità di modificare gli assetti organizzativi dell’azienda.

Occorre, quindi conoscere i casi legittimi di demansionamento e quelli illegittimi, dai quali ci si deve tutelare preferibilmente con l’assistenza di un consulente legale esperto.

Come dimostrare lo svolgimento di mansioni inferiori

È ovvio che la prova del demansionamento ricade sul lavoratore, quindi è lui a dover dimostrare al giudice di essere stato incaricato di svolgere delle attività differenti dal suo ruolo.

Si tratta di una situazione abbastanza delicata e difficile da provare in certi casi. In primo luogo il demansionamento deve essere comunicato dal datore di lavoro per iscritto, non è sufficiente un avviso verbale, e già questa prima documentazione può essere utile per provare al giudice la situazione in atto.

In più il lavoratore dovrà dimostrare sostanzialmente il tipo di lavoro svolto, la natura e la durata.

In mancanza di comunicazione scritta, il demansionamento è nullo. Inoltre il datore di lavoro deve lasciare inalterata la retribuzione spettante al dipendente.

Cosa comporta un demansionamento

I danni imminenti che crea un demansionamento sono da un lato la lesione della dignità del lavoratore e dall’altro la lesione della sua condizione patrimoniale se l’attribuzione di mansioni inferiori comporta anche una riduzione dello stipendio percepito.

Proprio per questo, nei casi più gravi il demansionamento può comportare la richiesta di risarcimento dei danni, da parte del dipendente, subiti contro la propria immagine e professionalità.

È bene sapere però, che si parla di demansionamento anche quando il lavoratore viene “spostato verso l’alto”, cioè a svolgere mansioni di livello più alto, ma in questo caso è del tutto legittimo pretendere un aumento della busta paga in vista della maggiore complicatezza delle attività da eseguire.

Tutti i rischi per il datore di lavoro

Il primo rischio immediato per il datore di lavoro che effettua un demansionamento illegittimo è l’obbligo di risarcimento dei danni, la cui entità varia a seconda delle valutazioni compiute dal giudice. A ciò si aggiunge anche un discredito sociale per l’azienda che di certo non verrà vista di buon occhio da questo momento.

Ad ogni modo, quanto ai danni bisogna distinguere:

- danni patrimoniali, ovvero tutte le perdite economiche legate al cambio di mansioni o anche alla perdita di altre opportunità lavorative di livello più alto;

- danni biologici, ovvero quelle lesioni della propria personalità, della propria moralità e anche professionalità. Potrebbe accadere infatti che il dipendente metta in dubbio le proprie capacità a seguito del demansionamento.

Il demansionamento può essere vissuto davvero molto male dai dipendenti che lo subiscono e ciò potrebbe ricadere anche in una causa di mobbing sul luogo di lavoro, frustrante e alienante per il singolo dipendente.

Quando un lavoratore può essere demansionato?

Il demansionamento non è sempre illegittimo, e nello specifico il dipendente può subire una modifica delle mansioni da svolgere se:

- non viene modificato il proprio livello di inquadramento;

- non viene modificata la sua retribuzione.

Inoltre, alcuni Contratti collettivi di lavoro prevedono sempre la possibilità di demansionamento, con un’apposita clausola inserita nell’accordo. Sono poi previsti dei patti sottoscritti tra datore di lavoro e dipendenti nei quali si prevede espressamente la possibilità di essere demansionati al ricorrere di determinate condizioni, ad esempio:

- la necessità di mantenere l’occupazione

- motivi di salute che impediscono la continuazione delle precedenti mansioni

- la progressione nelle proprie capacità, ad esempio per il conseguimento di una laurea o di un titolo aggiuntivo.

A chi deve rivolgersi il lavoratore?

Nel momento in cui il dipendente riceve la comunicazione di demansionamento ha diritto di agire per vedersi reintegrato nella mansione precedente e lo può fare scrivendo in primis una lettera all’azienda in cui contesta le decisioni prese.

Se questa richiesta non sortirà effetti positivi il dipendente dovrà rivolgersi al giudice del lavoro e avviare una causa in Tribunale. Se il giudice deciderà che il demansionamento è effettivamente illegittimo il dipendente avrà diritto ad essere ricollocato nella posizione lavorativa precedente e ad ottenere un risarcimento dei danni.

Avvocato: come difendersi dal demansionamento

Secondo i giudici della cassazione anche in caso di demansionamento senza validi motivi e senza alcuna previsione nei contratti collettivi, il lavoratore non può rifiutarsi di lavorare se prima non si rivolge al giudice competente per chiedere la qualificazione dell’illegittimità del demansionamento.

In automatico, ciò significa che il lavoratore deve prima fare causa all’azienda, sopportandone tutti i costi legali e solo se ottiene esito favorevole dalla sentenza del giudice può decidere il da farsi, ma prima di tale momento deve rispettare gli ordini del capo.

È per questo che risulta essenziale avere un buon avvocato specializzato in diritto del lavoro per preparare una strategia di attacco e di difesa solida, altrimenti i rischi da affrontare in caso di esito negativo sono due:

1. obbligo di dover rispettare gli ordini del proprio capo, pena un giusto licenziamento disposto da quest’ultimo;

2. dispendio economico per la causa avviata (spese legali, compenso avvocato ecc.).

È bene valutare a mente fredda la propria situazione e scegliere la strada più conveniente per tutelare i propri diritti.  

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