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Assegno bancario e circolare: quali differenze?


Assegno bancario scaduto: cosa succede?

L’assegno è un mezzo di pagamento alternativo al denaro contante, più precisamente è un titolo di credito, che garantisce anche la tracciabilità dei pagamenti, in linea con il sistema antiriciclaggio.

Occorre distinguere due tipologie di assegni:

1. Assegno bancario che materialmente consiste nel blocchetto di assegni che la banca rilascia, su richiesta, al titolare di un conto corrente presso di essa. Con questo assegno, il titolare ordina al proprio istituto di credito di pagare l’importo scritto “a vista”, cioè al momento della presentazione del titolo di credito;

2. Assegno circolare, invece, è firmato ed emesso direttamente dalla banca la quale si occupa di addebitare e vincolare dal conto del correntista la somma richiesta.

La grande differenza tra i due assegni è che solo l’assegno circolare è garantito al 100%, in quanto la banca lo emette solo se sul conto del cliente sussiste la somma richiesta, mentre nel caso di assegno bancario il titolare stacca l’assegno ma il beneficiario non ha nessuna garanzia che quella somma sia effettivamente presente in banca, l’assegno infatti potrebbe essere scoperto.

Avvocato: quando scadono gli assegni

Gli assegni bancari hanno delle date di scadenza, al decorso delle quali potrebbe essere difficile riscuotere la somma richiesta. Per la precisione, nel territorio italiano l’assegno bancario deve essere incassato:

- entro 8 giorni dalla data di emissione, se il pagamento può avvenire nel comune ove è stato emesso, il c.d. assegno su piazza;

- o entro 15 giorni se il comune è diverso da quello in cui può essere incassato, il c.d. assegno fuori piazza.

Diversi sono i termini se il pagamento avviene in un Paese che non sia l’Italia, e infatti:

- il termine è di 20 giorni se il pagamento deve avvenire in territorio non italiano, ma comunque europeo;

- il termine è di 60 giorni se il pagamento avverrà in paese straniero, non europeo.

Cosa succede se scade l’assegno

Durante i termini sopra indicati, il correntista che ha tratto l’assegno è obbligato a mantenere quella somma di denaro disponibile per il pagamento al beneficiario.

Se ciò non avviene, perché al momento dell’incasso la banca non trova una sufficiente giacenza sul conto del titolare, allora l’assegno potrebbe essere protestato e il titolare sarà tenuto al pagamento di un ulteriore 10% a titolo di penale.

Alla scadenza dell’assegno, però, chi lo ha emesso non ha più alcun obbligo di garantire al beneficiario la disponibilità della somma indicata nell’assegno.

Posso incassare un assegno scaduto?

Quando sono ormai decorsi i termini di scadenza per l’incasso dell’assegno, sarebbe comunque opportuno che il beneficiario provi ugualmente ad ottenere il pagamento, infatti potrebbe darsi che il traente non abbia ancora revocato l’assegno.

Quindi, le situazioni prospettabili sono le seguenti:

1. il titolare non abbia revocato l’assegno e quindi anche allo scadere del termine la banca pagherà la somma al beneficiario;

2. il titolare ha revocato l’ordine di pagamento subito dopo la scadenza, e in tal caso il beneficiario non potrà pretendere la riscossione delle somme in banca.

È, tuttavia, vero che spesso gli assegni scadono prima dell’incasso, considerato che i termini non sono molto lunghi (8 – 15 giorni in Italia), quindi prima di perdersi d’animo il beneficiario potrebbe anche chiedere con gentilezza al titolare dell’assegno di eseguire comunque il pagamento.

Cosa succede dopo sei mesi dall’emissione

L’assegno bancario è anche un titolo esecutivo, per agire eventualmente in giudizio. Il problema è che decorsi 6 mesi, al di là della scadenza per ottenere il pagamento, l’assegno non è più un titolo esecutivo (cioè va in prescrizione) e quindi il beneficiario – creditore non potrà più agire in giudizio e chiedere ad esempio un pignoramento sui beni del debitore.

Avvocato per contestare il pagamento del debitore

Certamente, decorso il termine di scadenza per l’incasso e decorso il termine di 6 mesi risulta un po’ più complicato ottenere il pagamento della somma indicata nell’assegno, ma non tutto è perduto.

Con la firma di un assegno bancario, il debitore ha effettuato una sorta di promessa di pagamento in favore del creditore, ed è indubbio il valore legale della stessa. Proprio per tale motivo, il beneficiario dell’assegno può agire in giudizio e chiedere al giudice l’emissione di un decreto ingiuntivo, e il termine massimo entro cui agire è di 10 anni dall’emissione dell’assegno stesso.

È logico che per agire in tribunale si necessita dell’assistenza di un avvocato specializzato in questo settore, chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo non è semplice, si tratta pur sempre di un provvedimento monitorio, una vera e propria ingiunzione al pagamento che può essere richiesta solo in determinati casi.

Come richiedere un decreto ingiuntivo

Ottenere un decreto ingiuntivo per il pagamento di un assegno scaduto presuppone il deposito di un ricorso in Tribunale. Naturalmente, il ricorso deve essere preparato e depositato da un avvocato, il quale deve preliminarmente valutare l’esistenza dei presupposti richiesti per legge, e cioè:

- che il ricorrente sia titolare di un titolo di credito

- che il ricorrente abbia una prova scritta del titolo stesso.

È quindi consigliabile chiedere, senza temporeggiare troppo, un parere legale all’avvocato scelto e tentare di ottenere il pagamento dell’assegno anche se scaduto.

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