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Avvocato: cosa si intende per alimenti?


Come ottenere gli alimenti: avvocato

L’obbligazione agli alimenti è una obbligazione che sorge nell’ambito della famiglia. Il fondamento di tale obbligazione consiste nel diritto all’assistenza materiale della persona, priva di mezzi, che prima veniva mantenuta dalla famiglia.

Il soggetto che si trova in uno stato di bisogno e non può provvedere al proprio mantenimento ha il diritto, riconosciuto dall’ordinamento giuridico, di richiedere gli alimenti.

Con tale termine si fa riferimento a tutto ciò che è necessario per un soggetto per soddisfare le esigenze minime di vita come ad esempio l’abitazione, le cure, il vestiario.

Il diritto agli alimenti è un diritto personalissimo, non può essere quindi ceduto o trasmesso ad un altro soggetto.

Consulenza legale: differenza tra diritto agli alimenti e assegno di mantenimento

Dal punto di vista del contenuto pur partecipando alla medesima funzione di sostentamento, il diritto di un soggetto agli alimenti va tenuto distinto dal diritto al mantenimento.

Il diritto agli alimenti sorge infatti perché il soggetto si trova in uno stato di bisogno e gli alimenti sono dovuti nel limite del necessario per le esigenze più elementari di vita, come il vitto, il vestiario, le cure mediche, l’abitazione, nonché in caso di figli minori le spese per l’istruzione e per l’educazione.

L’obbligo del mantenimento sorge quando un soggetto nasce e non prevede uno stato di bisogno. Il mantenimento risponde all’esigenza di un soggetto di provvedere a tutte le occorrenze di vita, anche quelle non strettamente necessarie alla sopravvivenza e anche a prescindere dallo stato di bisogno, in proporzione delle sue sostanze e delle sue possibilità.

Ad esempio i genitori hanno l’obbligo di versare gli alimenti ai loro figli qualsiasi sia l’età che essi hanno, mentre invece hanno l’obbligo di mantenimento fino a quando i figli non siano in grado di provvedere a sé stessi. Infatti l’obbligo di mantenimento non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore età.

Diversamente, in caso di separazione l’assegno di mantenimento spetta solo al coniuge cui non sia stata addebitata la separazione, perché il coniuge al quale è stata invece addebitata la separazione può solo vantare un diritto agli alimenti di contenuto molto più ristretto.

Chi deve versare gli alimenti: Consulenza legale

Il rapporto familiare previsto dalla legge è piuttosto ampio e non riguarda quindi la sola famiglia nucleare, quindi i soggetti obbligati a versare gli alimenti sono:

a) il coniuge, anche in caso di separazione con addebito, mentre per il coniuge divorziato vale se del caso l’obbligo di versare un assegno assistenziale;

b) i figli, anche adottivi, o in mancanza i loro discendenti prossimi, ad esempio i loro rispettivi figli;

c) i genitori, e in loro mancanza gli ascendenti prossimi, cioè il loro padre o la loro madre, oppure i loro adottanti;

d) i generi e le nuore;

e) il suocero e la suocera;

f) i conviventi di fatto;

g) i fratelli e le sorelle.

Se poi c’è stata una donazione, colui che l’ha ricevuta (il cd. Donatario) è obbligato con precedenza rispetto a tutti gli altri soggetti indicati sopra, a meno che non si tratti di donazione obnuziale, fatta agli sposi, oppure di donazione remuneratoria e comunque sempre nei limiti del valore della cosa donata tuttora esistente nel patrimonio di chi l’ha ricevuta.

Chi può chiedere gli alimenti?

Gli alimenti possono essere chiesti solo da chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere da solo al proprio mantenimento, anche se questo stato dipende da colpa per un suo comportamento. In questo ultimo caso però potrebbe essere prevista una riduzione delle somme versate se c’è una condotta scellerata e riprovevole del beneficiario degli alimenti.

Naturalmente lo stato di bisogno va valutato in concreto con riferimento alle effettive condizioni personali del soggetto. Così tale stato sussisterà anche se chi richiede gli alimenti possiede un patrimonio immobiliare privo di reddito, perché ad esempio non è affittato ad estranei, mentre la possibilità di lavoro andrà valutata in relazione alle capacità fisiche e psichiche, nonché alle possibilità ambientali.

È ovvio che ad esempio chi vive in città ha maggiori opportunità di lavoro rispetto a chi vive in una piccola realtà di provincia.

Inoltre dovrà tenersi conto di eventuali entrate a titolo di pensione e di ogni altra corresponsione di somme a qualsiasi titolo, a patto che sia continuativa nel tempo e dia una stabilità economica.

Quando devono essere prestati gli alimenti?

Gli alimenti sono dovuti non dal momento in cui nasce lo stato di bisogno ma dal giorno della domanda giudiziale o dal giorno di costituzione in mora e devono essere somministrati mediante assegno alimentare corrisposto in periodi anticipati oppure accogliendo e mantenendo nella propria casa colui che vi ha diritto.

L’alimentante può anche provvedere in maniera diversa a versare gli alimenti, ma in questo caso è necessario uno specifico intervento del giudice su richiesta dell’avvocato di fiducia.

Come già anticipato, l’ordinamento giuridico prevede i presupposti in presenza dei quali devono essere corrisposti gli alimenti:

1. è infatti necessario che vi sia tra il soggetto che presta gli alimenti che viene chiamato alimentante ed il soggetto che riceve gli alimenti che viene chiamato alimentando, un rapporto di parentela, di affinità, di adozione oppure una intervenuta donazione. La legge prevede un ordine gerarchico tra tali soggetti;

2. è inoltre necessario che il soggetto che riceve gli alimenti si trovi in uno stato di bisogno che deve consistere nella mancanza o nell’insufficienza di risorse necessarie al soddisfacimento delle proprie fondamentali esigenze di vita.

Occorrerà, infine, verificare anche la sussistenza della capacità economica dell’obbligato, cioè del soggetto che è tenuto a prestare gli alimenti all’altro soggetto. Sarà infatti necessario che tale soggetto abbia una determinata capacità economica tale da riuscire a soddisfare prima le necessità proprie e della sua famiglia e poi quelle dell’alimentato.

Misura dell’assegno alimentare

Gli alimenti devono essere assegnati in proporzione ai bisogni di chi li domanda e alle condizioni economiche di chi li deve somministrare. È chiaro quindi che non c’è una somma fissa, ma dipende da un accertamento fatto dal giudice e dagli avvocati.

Con sentenza, il giudice decide l’ammontare dell’assegno alimentare anche se la misura in cui sono versati può essere in seguito rivista e l’obbligo può anche cessare se le condizioni patrimoniali di una delle parti cambiano.

Immaginiamo ad esempio che il beneficiario degli alimenti, prima disoccupato, trovi un impiego lavorativo che gli permetta di vivere in maniera agiata. Non sarebbe giusto continuare a ricevere gli alimenti e addossare questo peso al soggetto obbligato se lo stato di bisogno non sussiste più.

Quando non devono essere più prestati gli alimenti?

L’obbligo di un soggetto a prestare gli alimenti cessa con la morte dell’obbligato. Inoltre tale obbligo non sussiste più quando non vi è più il rapporto di parentela, affinità, adozione o una intervenuta donazione tra i due soggetti, che ne aveva giustificato il sorgere.

Ovviamente il diritto agli alimenti è personalissimo e non può essere ceduto ad una persona diversa.

Come chiedere gli alimenti all’avvocato di fiducia

Le parti, cioè il soggetto che deve prestare gli alimenti ed il soggetto che ha diritto a ricevere gli alimenti, possono alla stregua del principio disciplinato dall’ordinamento giuridico dell’autonomia contrattuale, stipulare un contratto con il quale disciplinare tali obblighi.

In assenza di un accordo tra le parti, il soggetto che vuole ottenere gli alimenti potrà recarsi presso lo studio legale dell’avvocato esperto in queste dinamiche, il quale potrà instaurare un processo davanti al giudice e provare che il soggetto che richiede gli alimenti si trova realmente in uno stato di bisogno e non ha possibilità di provvedere autonomamente al proprio mantenimento con lo svolgimento di un’attività lavorativa che sia idonea ed adatta alle proprie attitudini e condizioni sociali.

Va da sé che chi necessita dell’avvocato per ottenere gli alimenti ovviamente si trova in difficoltà economica e ciò può ripercuotersi anche sui problemi legati al costo del consulente legale che portano spesso a scegliere un avvocato economico.

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Come devono essere somministrati gli alimenti

Il soggetto che è tenuto a somministrare gli alimenti può farlo nel modo in cui ritiene più opportuno. Tale soggetto può quindi pagare un assegno periodico anticipato oppure accogliere presso di sé il soggetto al quale deve prestare gli alimenti provvedendo al suo sostentamento.

Inoltre in alcune ipotesi potrà essere il giudice a decidere come devono essere prestati gli alimenti.

Accanto a tale ipotesi previsti dalla legge, ogni soggetto può stipulare un contratto con il quale assume verso altri soggetti l’obbligo di mantenerli. Inoltre l’obbligo volontario degli alimenti può derivare anche da un testamento. Si pensi ad esempio ad una persona che prima di morire vuole garantire una vita discreta ad un proprio caro del quale conosce le difficoltà economiche.

L’assegno alimentare può essere pignorato?

Si tratta di un dubbio molto frequente, perché magari i creditori della persona bisognosa si trovano insoddisfatti nei suoi confronti, ad esempio per debiti non pagati, e allora sorge il dubbio di potersi soddisfare sull’assegno alimentare quando viene corrisposto.

Ma non è così semplice, perché trattandosi di un diritto indisponibile di regola non può essere oggetto di pignoramento, salvo che si tratti di debiti alimentari e sempre previa autorizzazione del Tribunale.

È opportuno quindi non giungere a conclusioni affrettate e consultare prima di tutto un avvocato esperto per avere delucidazioni in merito alla propria situazione.

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