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Registrazione di una sentenza: perché va fatta?


Chi paga la registrazione di una sentenza?

Tutti gli atti giudiziari, tra cui rientrano anche le sentenze, per essere validi oltre al deposito presso la Cancelleria del Tribunale necessitano di registrazione presso l’agenzia delle Entrate territorialmente competente.

Naturalmente, registrare la sentenza ha dei costi, ossia il pagamento dell’imposta di registro, una tassa pagata all’Agenzia delle Entrate affinché questa provveda a registrare il provvedimento emesso dal giudice.

L’obbligatorietà di registrare una sentenza deriva dal D.p.r. 131/86 (TUIR ossia Testo unico dell’imposta di registro), e la principale ragione del pagamento della tassa è quello di far entrare liquidità nelle casse dello Stato Italiano a fronte del servizio di registrazione offerto al cittadino volto ad attribuire pubblicità e valenza giuridica alla sentenza.

Solo dopo la registrazione, infatti, l’atto giudiziario può essere opposto a terze persone.

Quali atti devono essere registrati: avvocato

I principali provvedimenti giudiziari che necessariamente devono essere registrati presso l’Agenzia delle Entrate sono:

- le sentenze

- i decreti ingiuntivi

- i lodi arbitrali.

Per gli atti giudiziari diversi dai precedenti sussistono anche delle esenzioni fiscali, ma data la particolarità della materia tributaria è consigliabile chiedere prima delucidazioni al proprio avvocato ed evitare in futuro di ricevere cartelle esattoriali.

Come si paga la tassa di registro

L’imposta di registro che deve essere pagata per le sentenze è un’imposta indiretta, cioè va calcolata sul valore della causa, quindi non ha un importo fisso.

Il pagamento deve avvenire mediante modello F24, che in genere è scaricabile dal sito ufficiale dell’Agenzia delle entrate, oppure viene spedito insieme alla notifica di pagamento ed è già precompilato con i dati identificativi della parte tenuta al pagamento, dell’importo e del codice del tributo.

Il pagamento può avvenire in posta, o anche in banca.

Se ciò non avviene, l’Agenzia delle Entrate spedirà un avviso bonario di pagamento con un termine di 60 giorni, allo scadere del quale se non c’è stato il pagamento previsto le somme saranno iscritte a ruolo e sarà spedita una cartella esattoriale alla parte coinvolta.

Chi deve pagare l’imposta di registro

Dal punto di vista del Fisco, è irrilevante chi paga l’imposta di registro, l’importante è adempiere a questo onere, quindi per l’Agenzia delle entrate c’è una responsabilità solidale tra le parti coinvolte nel processo a prescindere da chi sia uscito vittorioso e chi no. Infatti, la tassa da pagare è unica e il pagamento anche di una sola parte libera l’altra.

Si tratta quindi di una responsabilità che grava su entrambe le parti perché in un certo senso entrambe hanno usufruito della giustizia.

Relativamente ai rapporti tra le parti, le cose cambiano perché la regola prevede che le spese processuali e gli oneri di legge, ivi comprese le tasse da pagare, gravano sulla parte soccombente in giudizio, quindi se questa non è celere nel pagare le tasse e al suo posto lo fa la parte vincitrice, la quale sicuramente avrà maggiore interesse a regolarizzare la decisione del giudice, allora sarà possibile con il proprio avvocato fare azione di regresso e chiedere il rimborso delle somme versate per la registrazione.

Qual è l’importo della tassa di registro

Nel caso di sentenza di condanna, l’importo della tassa di registro è calcolata sulle somme oggetto di condanna o su altre prestazioni e l’aliquota di riferimento è al 3%.

Questo valore varia a seconda dello specifico provvedimento e della causa sulla quale è chiamato a pronunciarsi il giudice, per cui sarà poi l’avvocato ad informare il cliente sugli importi approssimativi da versare.

Avvocato: cosa succede se non registro la sentenza

Come già anticipato la registrazione delle sentenze è obbligatoria, quindi in caso di mancato pagamento dell’imposta di registro le conseguenze sono:

- impossibilità di utilizzare la sentenza in un successivo processo

- spedizione di cartelle esattoriali da parte dell’agenzia delle Entrate

- mancata opposizione verso terzi, proprio perché la sentenza non ha ottenuto pubblicità poiché il deposito in cancelleria non è sufficiente.

Avvocato per azione di regresso contro il soccombente

La regola generale è che la parte soccombente in giudizio si accolli anche le spese processuali, precisazione che nel 99% dei casi viene resa per iscritto nel verdetto finale.

Se però, la parte soccombente non paga la tassa all’Agenzia delle Entrate, questa invierà una comunicazione ad entrambe le parti perché ciò che preme è il pagamento, non chi lo effettua e quindi il Fisco è legittimato ad agire indifferentemente verso vincitore o soccombente.

Considerato, allora, che la parte vincitrice è quella che ha più interesse a regolarizzare il pagamento, se decide di versare l’importo chiesto avrà poi azione di regresso contro la parte soccombente.

Per preparare l’azione di regresso è necessaria l’assistenza di un avvocato che dovrà predisporre un decreto ingiuntivo al Tribunale, e in casi gravi procedere anche con il pignoramento dei beni, ma a tal fine è necessario appunto un titolo esecutivo qual è il decreto ingiuntivo.

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