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Stipendio non pagato – Consulenza legale


Arretrati stipendio: come fare causa al proprio capo?

Come far valere i propri diritti se il datore di lavoro non paga regolarmente lo stipendio? Oppure, come agire se è stata firmata la quiescenza dopo aver ricevuto la busta paga ma in realtà non è mai stato accreditato lo stipendio?

Ci sono alcuni fattori che possono rilevare. In primis l'aspetto temporale: da quanto tempo non ricevi lo stipendio maturato? I crediti da lavoro, inoltre, non includono solo la retribuzione in senso stretto ma possono riguardare anche quote di Tfr o altri pagamenti.

I ritardi nel pagamento degli stipendi sono molto frequenti nelle aziende, in alcuni casi possono essere tollerati, ma in altri no perché privano il dipendente di una disponibilità economica necessaria per far fronte ai bisogni della sua vita.

Per non soccombere alle irregolarità commesse dal proprio capo occorre conoscere i propri diritti e il modo in cui farli valere, magari con la consulenza legale di un buon avvocato esperto nelle cause di lavoro.

Stipendio non pagato: fondo di garanzia

Non tutti sanno che esiste un fondo di garanzia che copre gli stipendi arretrati fino a 90 giorni (la domanda può essere fatta all'Inps nel caso di fallimento, liquidazione coatta, amministrazione straordinaria o concordato preventivo).

Oltre allo stipendio degli ultimi 3 mesi, il fondo copre il Tfr, i ratei della tredicesima, se spettante, e la previdenza complementare in generale (quindi le somme dovute dal datore di lavoro a titolo di prestazioni di malattia e maternità).  

Restano invece fuori, e dunque non sono coperti dal fondo, crediti da lavoro per:

• indennità di preavviso;

• indennità per ferie non godute;

• indennità per malattia a carico dell’Inps che il datore di lavoro avrebbe dovuto anticipare.

Tutele per ricevere lo stipendio

Ci sono altri strumenti che la legge mette a disposizione del lavoratore e a tutela del diritto a ricevere lo stipendio regolarmente:

• la messa in mora;

• l’ispezione;

• l’ingiunzione;

• la causa in Tribunale.  

Qualsiasi sia la strada che si percorre, è bene sapere che il termine di prescrizione per chiedere il pagamento di stipendi arretrati e il saldo di crediti da lavoro, è di 5 anni.

Se si opta per la causa in tribunale, si avrà bisogno dell'assistenza di uno studio legale specializzato in materia giuslavorativa. In ogni caso i consigli di un avvocato possono essere preziosi per individuare gli strumenti di legge più idonei al proprio caso e più efficaci per ottenere il pagamento delle somme dovute.

Quanto tempo ha il datore di lavoro per pagare lo stipendio?

A stabilire il termine entro cui lo stipendio deve essere pagato ai dipendenti è quasi sempre il Contratto collettivo nazionale del lavoro cd. CCNL, nel quale è infatti di norma indicato il termine ultimo per versare il salario, superato il quale il datore di lavoro si considera in mora.

La data di scadenza prevista in generale è il giorno 10 del mese successivo a quello lavorato, ad esempio il mese di aprile va accreditato entro il 10 maggio. Altri contratti collettivi prevedono invece che lo stipendio sia pagato entro il giorno 5 del mese successivo a quello lavorato, altri ancora che il pagamento debba avvenire il giorno 27 del mese in corso.

Quanto poi alla tredicesima, si prevede che il pagamento debba avvenire entro il giorno 12 del mese di gennaio dell’anno successivo.

Lettera di sollecito per stipendio arretrato

Se il proprio datore di lavoro, o comunque l’azienda, non ha versato lo stipendio entro la scadenza prevista, il lavoratore ha diritto a chiedere chiarimenti circa il ritardo.

A tal fine, può fare una richiesta informale, anche a voce oppure scrivere una lettera di sollecito da consegnare ovviamente in forma scritta e attraverso una Pec oppure nella forma di una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. Nella lettera devono essere indicati i dati del datore di lavoro, quelli del lavoratore, il motivo per il quale si chiede il sollecito e la specificazione di quale stipendio è stato pagato in ritardo.

In teoria per scrivere la lettera non è necessario l’aiuto di un avvocato, ma è fortemente consigliato per evitare errori formali e per essere più diretti nell’esporre la propria pretesa di chiarimento.

Cosa fare se il capo paga sempre in ritardo

In alcune realtà lavorative i dipendenti ricevono lo stipendio con diverse mensilità di ritardo, finché ciò accade una tantum potrebbe essere tollerabile, ma se diventa un’abitudine è bene fornire degli strumenti legali per difendere le proprie pretese.

È possibile rivolgersi all’ispettorato del lavoro e avviare una vertenza per ottenere il pagamento degli stipendi maturati ma non corrisposti, anche se si lavora in nero. A questo punto l’Ispettorato promuoverà un incontro con il datore di lavoro per sollecitarlo a regolarizzare i pagamenti dovuti, e se ciò non sarà proficuo saranno applicate una serie di sanzioni.

In alternativa è sempre possibile rivolgersi ad un avvocato specializzato che può chiedere al Tribunale un decreto ingiuntivo contro il datore di lavoro.

Avvocato: posso denunciare il datore di lavoro?

In linea di massima, il mancato pagamento dello stipendio determina di certo una violazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, ma solo in alcuni casi specifici si può parlare di reato.

La prima ipotesi è quella in cui il datore di lavoro ricatta il dipendente, ad esempio quando questi chiede legittimamente il pagamento dello stipendio e il capo minaccia di licenziarlo.

La seconda ipotesi si ha quando il datore impone turni massacranti ai propri dipendenti, oppure turni straordinari senza un supplemento nella busta paga.

In questi casi, allora, è possibile sporgere denuncia ai carabinieri o alla polizia, oppure depositare una querela presso la Procura della Repubblica. È evidente che sarà necessaria l’assistenza di un avvocato penalista una volta che si decide di denunciare il proprio capo e di avviare un processo penale.

Stipendio in ritardo: posso dimettermi?

La regola base è che se il datore di lavoro non paga lo stipendio si ha diritto di dimettersi per giusta causa presentandosi all’INPS e chiedendo anche l’assegno di disoccupazione.

Ma, il diritto di dimettersi per giusta causa non scatta per ogni ritardo, se ad esempio l’azienda tarda di 10 giorni nel versamento dello stipendio non si configura una giusta causa per lasciare il lavoro. Ecco perché è necessario conoscere in quali circostanze di ritardo nel pagamento dello stipendio si ha diritto di chiedere la NASPI, ovvero l’assegno di disoccupazione.

Quali sono i diritti del lavoratore

Come già anticipato, se il datore di lavoro paga sempre gli stipendi in ritardo, il lavoratore ha diritto di dimettersi per giusta causa e chiedere l’assegno di disoccupazione. Ma, in un certo senso è una decisione forzata perché magari il dipendente avrebbe più interesse a mantenere il proprio posto di lavoro piuttosto che percepire l’assegno di disoccupazione.

Proprio per questo, la legge prevede che il dipendente può fare causa al proprio capo per pretendere il versamento degli stipendi arretrati e ottenere anche il risarcimento dei danni per la lesione di tipo economica e morale che ha subito.

Attenzione, perché il ritardo nel pagamento dello stipendio non costituisce mobbing, a meno che non si dimostri che sia volto a umiliare il dipendente e ad allontanarlo dall’azienda.

Avvocato per stipendi arretrati

La retribuzione del lavoratore è un diritto tutelato anche dalla Costituzione, dove è inoltre previsto che lo stipendio deve essere proporzionato all’attività lavorativa svolta e deve essere corrisposto entro limiti di tempo ragionevoli, il più delle volte fissati dal CCNL.

Le controversie legali tra datore di lavoro e dipendente sorgono quando lo stipendio viene corrisposto in misura inferiore rispetto a quanto pattuito, quando viene versato costantemente in ritardo, oppure quando non viene affatto corrisposto.

In tutti questi casi è consigliabile rivolgersi al proprio avvocato di fiducia, oppure se non se ne si ha già uno, contattare un consulente legale specializzato che magari sia anche un avvocato economico. Solo coì possono essere tutelati al meglio i proprio diritti di lavoratore dipendente.

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